Il Direttorio e Beppe Grillo sembrano non averlo ancora compreso, ma il futuro del m5s,
dopo le ultime vicende, è appeso metaforicamente proprio all’ “Appendino”,
mostrato alla finestra dopo le vittorie di Roma e Torino, di una
ricomposizione interna tra due anime del m5s: quella ortodossa, carismatica rappresentata
da Di Battista e Di Maio, e quella pragmatica di Pizzarotti (a cui si
dovrebbe chiedere scusa).
Appendino e Pizzarotti sono infatti tra i pochi leader pentastellati, che, alla
prova concreta dei fatti, hanno dimostrato idee chiare e buon governo. Di Maio rischia
già essere il passato, con un’immagine
bruciata dai media ostili più che dai suoi errori umani di gestione,
a meno che non ne tragga umilmente insegnamento e si faccia lui
stesso promotore di un radicale
cambiamento, recuperando il rapporto più diretto con la base e lo stesso
sindaco di Parma.
I problemi, che i vertici del m5s
dovrebbero dunque affrontare e risolvere, a mio parere, sono
sostanzialmente tre:
1) il caso Roma, dove gli incontri tra direttorio, Grillo e Raggi, non hanno prodotto la chiarezza necessaria per sanare il danno d’immagine. Errori di Di Maio a parte, la dichiarata trasparenza, da parte della Raggi, non si è vista e non si capisce effettivamente a che gioco stia giocando viste alcune scelte ambigue, a meno che non si decida a spiegarle pubblicamente. Il segnale forte e chiaro, mandato da Grillo, di fronte agli attacchi autolesionisti ed infantili di Lombardi e Ruocco, era necessario, ma i problemi irrisolti di fondo ed i dubbi restano anche in molti della base;
2) la improcrastinabile necessità di una riorganizzazione interna, con nuove regole condivise, votate democraticamente dalla base, l’allargamento del direttorio e dello staff attraverso un metodo democratico e votazione degli iscritti.
In questo processo verrebbe utilissima l’esperienza maturata sul campo e le
idee chiare di Pizzarotti, che dovrebbe essere un valore aggiunto, non certo un
nemico. Il prossimo raduno di Palermo ci dirà se qualcosa sta cambiando, ma ne
dubito.
3)migliorare la gestione, il coordinamento, la comunicazione in rete e sul
territorio, per costruire programmi e progetti di medio lungo periodo in
tutti i settori, proponendo, come sintesi finale, una idea alternativa di paese
che va comunicata ai cittadini. Un
modello che contenga linee guida. obiettivi chiari e condivisi, verifiche in
itinere del percorso fatto, che preveda gli strumenti più idonei per
raggiungerli e individuando per tempo gli uomini giusti da mettere al posto
giusto.
Una squadra di governo, insieme ai necessari controlli, va preparata
ed organizzata prima e non, come si è
fatto a Roma, dopo. Ecco perché occorre muoversi da subito.
Quel che ancora i vertici attuali del m5s, non hanno capito è che,
non avendo individualmente esperienza politica, di governo, di strategia,
debbono colmare queste carenze imparando almeno a lavorare in
gruppo, collettivamente ed in modo unitario, col supporto fondamentale della
base.
In questo processo, le decisioni importanti, politiche e di strategia
dovrebbero essere insomma prese sempre collettivamente tramite consultazione e voto
degli iscritti, attraverso opportuni canali di dialogo.
Se ci si ferma infatti ad una democrazia prevalentemente delegata non si capisce in cosa il m5s si
distingua dai metodi fallimentari della partitocrazia tanto criticata.
Vorrei precisare che tutto questo non significa affatto trasformazione del m5s in partito,come vorrebbero i suoi avversari e
come si rischia invece di cadere con l’attuale gestione ristretta di vertice, ma solo migliorare organizzazione e
coordinamento potenziando gli strumenti esistenti in rete e, contrariamente a
quanto affermano coloro che la irridono o la temono, sostituire gradatamente il processo decisionale dall’alto con quello dal
basso attraverso una democrazia
diretta ben organizzata e regolamentata. Credo sia anche questo che intende Pizzarotti
quando parla di ritorno allo spirito delle origini. Come dargli torto? Mi auguro solo che
ora non contribuisca ad aggravare la situazione, già precaria, del movimento,
con scelte di rottura
Studi recenti dimostrano peraltro che la democrazia diretta funziona meglio
sui grandi numeri piuttosto che sui piccoli. Dunque serve estendere gradatamente
il suo utilizzo attraverso piattaforme già esistenti. e coinvolgendo sempre più
cittadini.
La fase storica delle decisioni prese dal vertice, o da un
direttorio, dei personalismi si è rivelata oggi, nei fatti, non più
idonea ed è il tempo, a mio parere, di passare con coraggio, dalla
oligarchia spartana alla democrazia ateniese.
Mi pare l’unico modo serio per uscire dalla crisi e rilanciare con forza,
unitariamente, l’azione del movimento.
concordo ed invito tutti a pressare per fare in modo che si avvii velocemente questo processo.
RispondiEliminapienamente d'accordo. A Roma situazioni strane e non risolte.... Leggo su Repubblica che la Raggi procrastina la decisione sulle Olimpiadi. Ma stiamo scherzando? Dopo tante analisi da parte di 5*?.... E i figuri di cui tende a circondarsi? ....
RispondiEliminaLeggi su Repubblica... hai detto tutto.
EliminaGià Repubblica non fa testo, quel che occorre fare è capire se tratta solo di gelosie interne o se c'è altro, ma non sarà facile.
EliminaSperiamo lo capiscano e si cambi velocemente percorso.
RispondiEliminaNe dubito sono toppo rigidi ed in alcuni casi ottusi.
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