di Angelo Mazzoleni
La mossa del presidente Mattarella, di un mandato esplorativo aMaria Elisabetta Alberti Casellati, mira a verificare se esista la possibilità di un governo tra centrodestra e M5s (o, in subordine, Lega-M5s), ma anche a stanare queste forze politiche.



La Casellati dovrà dare una risposta al presidente della Repubblica entro venerdì, costringendo in tempi strettissimi sia Salvini che Di Maio a decidere in fretta. Se l’esito dell’indagine della presidente del Senato dovesse risultare negativo, si aprirà la strada per un probabile secondo mandato, magari a Roberto Fico, per accertare se sia possibile, in alternativa, la nascita di un governo Pd-M5s o Pd-centrodestra.
In sostanza, i nodi dei veti incrociati e dei ritardi accumulati da Salvini e Di Maio senza prendere iniziative concrete, con incontri faccia a faccia, vengono al pettine. Sia la Lega che il M5s dovranno ora decidere rapidamente se vogliono davvero fare quel governo di cambiamento, chiesto dagli elettori o ammettere un primo fallimento che aprirebbe un altro scenario e un probabile ritorno alle urne.
E’ quel che speravano Renzi e Berlusconi. In modi diversi, stavano entrambi minando il terreno di ogni possibile intesa tra Lega e M5s. Il Pd, infatti, non si era affatto ritirato sull’Aventino per fare opposizione. I renziani si erano semplicemente appollaiati sul quel Colle in attesa di veder passare il cadavere di Di Maio e Salvini giocando di sponda col Cavaliere. Era in fondo il piano iniziale, tramite il Rosatellum, di Renzi e Berlusconi.
Quanto questa loro strategia potrà alla fine trovare spazio, dopo la  pesante sconfitta e contro il volere espresso dagli elettori, dipenderà dalle scelte che faranno, in questi due giorni, Di Maio e, soprattutto, Salvini.
Come noto, i nodi veri da sciogliere per un accordo sono di natura politica: l’ostacolo Berlusconi ed il problema della leadership del governo. Entrambi potrebbero essere superati con un compromesso ragionevole: Salvini liberandosi dalla direzione del Cavaliere (peraltro deleteria per la sua stessa immagine di nuovo leader del centrodestra), Di Maio fornendo al leader leghista garanzie certe di un pari peso nelle decisioni e nella guida del governo.
Lo strumento, già utilizzato in passato, anche se con esiti non positivi, potrebbe essere, a mio parere, quello di una alternanza o staffetta dei due leader alla Presidenza del Consiglio.
Questa mi pare l’unica via perché nasca un governo di cambiamento su questo fronte evitando che si apra l’altro con il Pd. Quest’ultimo scenario sarebbe per il M5s, ma anche per il Paese, peggiore del primo visto che comporterebbe un governo di Di Maio con Renzi e Boschi e dunque con un programma di compromesso assai annacquato, non certo in grado di dare risposte serie ai gravi problemi del Paese.