Si discute molto, in questi giorni, sull’ accanimento
mediatico nei confronti della giunta Raggi e del M5S. Incredibilmente, c’è
ancora qualcuno che lo nega o giustifica il faro,
perennemente puntato su Roma invece che sui problemi ben più gravi
dell’Italia, come un’attenzione normale verso una forza politica
giovane che governa, per la prima volta, realtà importanti del
Paese.
Eppure, basta leggersi i giornali di questo
ultimo mese, tra cui si distinguono la Repubblica e il Corriere, per verificare
come l’intensificarsi degli attacchi, o delle illazioni, fondate spesso su
pettegolezzi e non su fatti reali, si siano intensificati in maniera
direttamente proporzionale con l' avvicinarsi della data del referendum
istituzionale. Se dovessi dare la palma al primo e secondo grande giornale più
fazioso, in questo senso, dunque non avrei dubbi: i due giornali citati
nell’ordine.
La tecnica di diffusione quasi giornaliera di notizie
mistificate, o inventate di sana pianta sul M5S, come quella di presunte
critiche del Vaticano contro la Raggi o delle dimissioni
fantomatiche, annunciate ieri da Repubblica, dell’assessore alla ragioneria
della giunta Raggi, ne sono la riprova hanno il chiaro obiettivo di
presentare i “Grillini” come incapaci di governare, inesperti,
inaffidabili assolutamente inadatti per un governo nazionale.
La notizia di oggi è che la Raggi ha completato la giunta,
finirà dunque il cicaleccio contro i grilli? Ne dubito. Sono pronto
a scommettere che ora ci si concentrerà di nuovo, non sui problemi di Roma, ma
sul caso Muraro, oppure si inventeranno altre finte notizie da Repubblica delle Bananes.
Più in generale, mi pare interessante rilevare
come modi e tecniche di diffusione capillare delle non
notizie, attraverso la ripetizione (come noto, una falsità ripetuta diventa
verità) sfruttino la tendenza di molti media ad un
conformismo a sua volta motivato da una parossistica ricerca
dell’audience.
Accade così che un giornale lancia una presunta notizia e
tutti gli altri, spesso senza verificarne l’attendibilità, la
ripetano all’ infinito, come un tam tam nell’ aere della giungla.
Ma se la notizia è falsa, potremmo parlare di giornalisti
inesperti, incompetenti, disonesti intellettualmente, incapaci di condurre un
giornale, senza che la categoria si offenda? Soprattutto viene poi
smentita la notizia in prima pagina o si chiede scusa?
Quello che ai rappresentanti, meno nobili, della categoria
sfugge, è che ormai il pubblico si è svezzato, si informa più rapidamente in
rete dove circola, per fortuna, un minimo di controinformazione. A differenza
del passato, oggi è subito possibile confrontare, su diversi
giornali online, come viene data una stessa notizia,
formandosi un minimo di opinione critica. Difatti, la stragrande
maggioranza degli Italiani, in un sondaggio, trasmesso recentemente a Piazza Pulita, risponde che
la forza politica più attaccata dai media è il M5S.
Sarebbe anche interessante, a questo punto,
interrogarsi sulle le ragioni di fondo di questo
accanimento, presente fin dagli esordi, nei confronti di una forza
politica nuova, formata da semplici cittadini che hanno deciso dimettersi
in gioco per cambiare il sistema malato attuale. Dipende solo dalla
linea editoriale e politica dettata dei proprietari dei giornali e dai loro
interessi?
Credo che molti giornalisti siano condizionati anche da quel deleterio processo di competizione che è uno dei frutti dell’albero malato dell’attuale sistema globale. C’è poi l’aspetto psicologico: la paura del cambiamento, soprattutto se appare radicale. La fedeltà a quel conservatorismo storico dell’elettorato italiano che, oggi, a causa di una crisi ancor più spaventosa, tanti cittadini sembrano invece aver superato.
Insomma, la paura del baratro, di montiana memoria, non paga più, come la faziosità eccessiva nell’ informazione. Anzi, alla lunga, finisce col diventare controproducente. Anche per questo, il m5s , nonostante tutti gli attacchi, ha perso pochissimi consensi e, a breve, potrebbe perfino riguadagnarseli con gli interessi.
Credo che molti giornalisti siano condizionati anche da quel deleterio processo di competizione che è uno dei frutti dell’albero malato dell’attuale sistema globale. C’è poi l’aspetto psicologico: la paura del cambiamento, soprattutto se appare radicale. La fedeltà a quel conservatorismo storico dell’elettorato italiano che, oggi, a causa di una crisi ancor più spaventosa, tanti cittadini sembrano invece aver superato.
Insomma, la paura del baratro, di montiana memoria, non paga più, come la faziosità eccessiva nell’ informazione. Anzi, alla lunga, finisce col diventare controproducente. Anche per questo, il m5s , nonostante tutti gli attacchi, ha perso pochissimi consensi e, a breve, potrebbe perfino riguadagnarseli con gli interessi.
SPERO CHE QUESTO AMORE COSI' GRANDE NON VENGA TRADITO .
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